L’aspetto nutrizionale si è guadagnato un ruolo sempre più rilevante nell’ambito della preparazione fisica negli atleti praticanti tutte le discipline sportive.
Una diponibilità energetica (EA) sufficiente è infatti fondamentale per il mantenimento di un buono stato di salute, oltre che per il raggiungimento degli obiettivi di performance e per la prevenzione/minimizzazione degli infortuni.
EA è il parametro più utilizzato per valutare lo stato energetico nutrizionale degli atleti [1]ed è calcolato per giorno:
EA = (EI – EEE)/FFM (Kg)
EI = introito energetico (kcal)
EEE = spesa energetica dovuta all’esercizio (kcal)
FFM = massa magra
EA quantifica l’energia disponibile per le normali funzioni fisiolgiche dell’organismo una volta sottratta la quota necessaria all’esecuzione dell’attività sportiva, semplificando il concetto di bilanco energetico (EB).
EB = 0 indica un perfetto bilanciamento tra introito e consumo energatico
EB > 0 indica l’ingestione di un surplus calorico
EB < 0 indica un deficit calorico
Per le donne il valore soglia di EA è stabilito a 30 Kcal per kg di FFM al giorno, al di sotto della quale si verifica l’alterazione della secrezione di ormone LH che determina alterazioni del ciclo mestruale [2], anche se alcuni studi recenti indicano una soglia superiore al valore sopra indicato [3,4].
Per gli uomini non è stato ancora raggiunto un consenso su un valore soglia determinato [5].
Un valore insufficiente di EA è uno dei componenti della “triade dell’atleta donna”, insieme ad amenorrea/oligomenorrea e ridotta densità minerale ossea (osteoporosi e osteopenia). [6,7]
La definizione di RED-S (Relative Energy Deficiency in Sport) supera in un certo senso le limitazioni della definizione di triade dell’atleta, prendendo in considerazione le ripercussioni di un basso EA su altri sistemi fisiologici: endocrino, immunitario, cardiovascolare, ematologico, psicologico, gastrointestinale, metabolico e sullo sviluppo e sull’accrescimento. [8,9]
Sebbene sia una popolazione meno studiata da questo punto di vista, anche gli atleti uomini possono andare incontro a RED-S, incorrendo oltre alle alterazione funzionali comuni alle atlete donne (compresa la riduzione della densità ossea), ad una condizione di ipogonadismo maschile definta “exercise-hypogonadal male condition”, con riduzione dei livelli di testosterone [10,11]
Un deficit energatico cronico porta a numerosi squilibri ormanali che pregiudicano non soltanto la performance ma anche lo stato di salute generale.
In atleti di endurance (ciclisti, tratleti e runner) esposti a LEA si riscontra la riduzione di RMR (resting metabolism rate), ridotti livelli di testosterone, insulin-like growth factor 1 (IGF-1), leptina, tri-iodothyronine (T3) e insulina ed aumentati livelli di cortisolo and colesterolo. [8,9,12,13,14]
In ogni disciplina sportiva la forma fisica è importante, per gli atleti che praticano sport in cui il fattore peso è particolarmente rilevante mantenere un adeguato introito energetico rappresenta una sfida ulteriore.
In discipline in cui viene richiesto un peso ridotto, come sport di endurance (corsa di lunga distanza, triathlon, ciclismo), sport con una forte componente estetica (danza, ginnastica ritmica), sport soggetti a categoria di peso (sport di compbattimento) e sport che richiedono sforzi contro-gravità (ginnastica artistica, climbing) si tende ad accentuare l’importanza della perdita di peso.
Gli atleti che praticano questi sport mostrano un incrementato rischio di sviluppare RED-S, a causa dello scarso introito calorico (LEA) con o senza disturbi del comportamento alimentare (DCA). [15]
I preparatori ed i tecnici che si occupano di questi atleti particolarmente esposti al rischio di RED-S dovrebbero prestare particolare attenzione ai fattori predisponenti, soprattutto ai fattori psicologici quali perfezionismo e dipendenza dall’esercizio, in modo da poter mettere in atto le opportune strategie preventive, per preservare non soltanto la capacità di performance, ma anche la salute dei loro atleti.
E’ stata riscontrata infatti negli atleti di endurance un’associazione tra dipendenza da esercizio, disturbi del comportmento alimentare e biomarkers di RED-S.[15]
Un maggior punteggio al test di valutazione della EXD (dipendenza da esercizio) è positivamente correlato a sitomi di DCA (disturbo del comportamento alimentare), ad un più marcatamente negativo bilancio energetico (EB) ed a livelli più elevati di cortisolo, ad una ridotta glicemia, ad un ridotto testosterone:cortisolo ratio, ed ad un più elevato cortisol:insulin ratio, indicativo di uno stato catabolico con potenziali effetti negativi sulla composizione corporea e sulla performance atletica.[16]
Un altro fattore da tenere in considerazione quando si considera il rischio di LEA (low energy avalaibility) è l’alterazione nei valori di ormoni quali leptina, PYY (che si abbassano) e grelina (che risultano abbassati in acuto e innalzati in cronico), in risposta sia al deficit calorico acuto indotto dall’esercizio sia in risposta al deficit cronico (da ridotto introito energetico protratto nel tempo).
Di particolare interesse è la soppressione della grelina e quindi dell’appetito successiva all’esercizio.
Nella finestra post esercizio infatti l’introito di una adeguata quantità di porteine e carboidrati è fondamentale per l’anabolismo muscolaree quindi per il recupero, per cui la soppressione dell’appetito dovuta alla riduzione in acuto della grelina potrebbe causare un inadeguato introito di macronutrienti, impedendo l’aderenza dell’atleta ad una assunzione di nutrienti ottimale dei macronutrienti.
Inoltre bisogna considerare che i comportamenti alimentari degli atleti spesso risultano da abitudini consolidate nell’arco di anni, quindi bisogna attentamente considerare i cambiamenti che si verificanosulla EEE (consumo energetico dovuto all’esercizio) variando il carico di allenamento.[17]
E’ necessario adeguare l’introito calorico (EI) in risposta ad aumenato carico di allenamento. [1]
Quest’ultimo aspetto è stato indagato da uno studio [18] condotto su ciclisti, che ha evidenziato come un aumento del carico di allenamento non compensato da un adeguato introito calorico possa portare a significative riduzioni nel RMR (metabolismo basale a riposo), massa coprorea totale (non soltanto massa grassa), HRV e performance e ad un incremento di disturbi dell’umore.
L’organismo degli atleti va incontro a cambiamenti metabolici, nervosi e ormonali messi in atto per adattarsi all’insufficiente introito energetico e quindi per risparmiare energia e mantenere l’omeostasi.
Tali alterazioni fisiologiche ed il mancato adattamento al training possono risultare particolarmente problematici per atleti con una massa corporea già ridotta (atleti di endurance, caratterizzati da scarsa massa muscolare), soprattutto in periodi che precedono le competizioni.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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