HOT TOPIC: INTEGRATORI E FITOTERAPICI
Per comprendere meglio le dimensioni del mercato degli integratori basti pensare che al 2017 il fatturato derivato dalla vendita dei prodotti in farmacia e nella grande distribuzione è stato stimato da Federsalus (l’associazione dei produttori) pari a circa 3 MILIARDI di Euro in Italia e secondo i dati emersi dalla convention di Federsalus del 21 giugno 2018 i consumatori italiani sono circa 32 milioni, oltre il 65% della popolazione totale. Il mercato per altro è in continua crescita, con un incremento delle vendite del 7,3% nel 2017 rispetto all’anno precedente.
E’ un argomento quindi che coinvolge la quasi totalità della popolazione, che dovrebbe essere interessata ad una corretta informazione ed invece?
Invece il mercato degli integratori all’atto pratico risulta una giungla, soprattutto con l’avvento del mercato online dei canali di promozione “occulta” sui social network e delle aziende che “distribuiscono” i prodotti con il metodo (per altro illegale) del network marketing (la vendita piramidale per intenderci).
E’ evidente che quello degli integratori è un business decisamente molto in salute, ma i suoi consumatori?
Facciamo un po’ di chiarezza.
La normativa ( http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/testi/04169dl.htm ) definisce «integratori alimentari» i prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare ma non in via esclusiva aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate.
In sintesi la normativa definisce i requisiti che deve possedere un prodotto definito integratore alimentare per poter essere immesso in commercio e la procedura di autorizzazione.
Gli integratori devono possedere requisiti di sicurezza (microbiologica, assenza di contaminanti tossici come metalli pesanti ecc…, non devono essere risultati avere effetti tossici sull’ uomo) e di qualità produttiva MA (a differenza dei farmaci) NON DEVONO FORNIRE PROVA DI EFFICACIA.
L’iter autorizzativo di un integratore prevede la presentazione da parte dell’azienda dell’etichetta per l’approvazione che deve avere risposta entro 90 giorni.
Per far capire la differenza: un farmaco prima dell’approvazione, dal momento della richiesta di brevetto viene testato in vitro, poi in vivo su animali da laboratorio, poi su volontari sani per verificare che non possieda tossicità sull’uomo e solo dopo viene sottoposto a studi clinici su malati per verificarne l’efficacia versus placebo (PROCEDURA CHE DURA MEDIAMENTE 10 ANNI) e solo dopo verificata l’efficacia e la sicurezza viene messo in commercio.
Successivamente all’immissione in commercio viene sottoposto a farmacovigilanza per cui può essere ritirato dal commercio in qualsiasi momento se sospettato di effetti avversi non previsti.
Tutto questo non è necessario per gli integratori.
OK, abbiamo stabilito che gli integratori possono essere assolutamente inutili ma devono almeno essere sicuri.
Peccato che non sempre questo sia vero, innanzitutto perchè il mercato degli integratori è molto meno regolamentato e controllato di quello dei farmaci, per cui in rete si possono acquistare prodotti di provenienza non verificabile e sui quali non è detto che siano stati effettuati test di livello paragonabile a quello dei test effettuati nel nostro paese.
In secondo luogo, non viene mai presa in considerazione la possibile tossicità da assunzione contemporanea di molteplici prodotti.
Se andate dal medico a farvi prescrivere un farmaco, il medico dovrebbe avvertirvi della possibile interferenza con altri farmaci che state già assumendo e regolarne i rispettivi dosaggi per evitare effetti collaterali. Inoltre i FOGLIETTI ILLUSTRATIVI dei farmaci DEVONO riportare le possibili interazioni farmacologiche non solo con medicinali, ma anche con sostanze che possono essere presenti in alimenti/integratori.
Sostanze presenti in integratori possono avere azione di induzione od inibizione enzimatica sugli enzimi epatici, quindi accelerare o rallentare il metabolismo di numerose sostanze da parte del fegato, con la conseguenza di ridurne o aumentarne la concentrazione ematica e quindi l’efficacia terapeutica (iperico, pompelmo, citrus sinensis, PIPERINA, …). Alcuni integratori apparentemente innocui possono inibire l’assorbimento di farmaci (fibre vegetali).
Gli integratori NON hanno foglietti illustrativi e non riportano le possibili interazioni con farmaci o CON ALTRI INTEGRATORI che possono essere tranquillamente acquistati senza prescrizione medica e quindi chi li assume lo farà NON CONSAPEVOLE delle possibili interazioni.
Quindi non dobbiamo assumere integratori?
Non sto affermando che assumere integratori sia in assoluto inutile e potenzialmente pericoloso, ma soltanto che questi prodotti risultano utili e sicuri soltanto se assunti IN CASO DI REALE NECESSITA’ ovvero se integrano ovvero se suppliscono ad una specifica carenza VERIFICATA (in questo caso andrebbe comunque indagato se la carenza è determinata da un’alimentazione scorretta e sarebbe meglio andare a correggere prima la causa).
Inoltre se assunti in modo mirato per correggere una carenza, sicuramente l’assunzione sarà più consapevole e controllata, evitando quindi interazioni indesiderate.
Qualsiasi sostanza abbia un’azione attiva su un sistema o apparato del nostro organismo esercita potenzialmente un’azione su altri sistemi per cui è inevitabile che abbia effetti “collaterali”.
Non sempre ciò che è naturale fa bene o è salutare (vedi cicuta, aconito, atropa belladonna, digitale, mandorlo amaro, solo per citare i “veleni” naturali più illustri).