COMPOSIZIONE CORPOREA: LA NECESSITA’ DI ANDARE OLTRE IL BMI

L’indice più utilizzato (e il metro di valutazione in clinica) per la valutazione del peso corporea è il BMI, body mass index ovvero indice di massa corporea, che mette in relazione il peso in kg con l’altezza (il quadrato dell’altezza in metri) di un soggetto.

Sulla base del valore di BMI si classificano i soggetti in:

GRAVEMENTE SOTTOPESO: BMI <16,5

SOTTOPESO:                           BMI 16,5-18,5

NORMOPESO:                          BMI 18,5-25

SOVRAPPESO:                         BMI 25-30

OBESI DI GRADO 1:                 BMI 30-35

OBESI DI GRADO 2:                 BMI 35-40

OBESI DI GRADO 3:                 BMI >40

Il vantaggio che offre il calcolo del BMI è la rapidità e la richiesta unicamente di metro e bilancia.

Ma è un indice attendibile dello stato nutrizionale di un soggetto? Può essere considerato un indicatore valido dello stato di salute e di rischio di patologie cardio-metaboliche?

In foto Jason Momoa, meglio noto come acquaman, le cui misure sono 193 cm di altezza per 106 kg di peso, con un BMI di 28,46 che lo colloca tranquillamente nel range del sovrappeso.

Credo di aver fornito una risposta sufficiente alle domande precedenti!

La domanda successiva ovviamente è: può un nutrizionista accontentarsi del calcolo del BMI nella formulazione di un piano nutrizionale?

Evidentemente NO.

Per formulare un piano nutrizionale corretto è necessario valutare la COMPOSIZIONE CORPOREA, ovvero la distribuzione di massa magra (muscoli, organi, ossa, fluidi corporei) e massa grassa (principalmente tessuto adiposo).

Le metodiche disponibili per la determinazione diretta od indiretta della composizione corporea sono numerose e ciascuna presenta vantaggi e svantaggi:

Plicometria, adipometria, bioimpedenziometria, tra le metodiche più semplici e non invasive, ad uso ambulatoriale;

DEXA, TAC, MRI tra le metodiche più costose, con procedure lunghe e a volte invasive (DEXA e TAC sono tecniche radiologiche), limitate sostanzialmente all’utilizzo ospedaliero.

La metodica “potatile” prediletta nell’uso medico clinico e nutrizionale è la bioimpedenziometria, in quanto richiede una strumentazione di dimensioni ridotte, è di rapida esecuzione, non è invasiva e adatta a tutti i pazienti (anche donne in  stato di gravidanza) e se correttamente eseguita fornisce dei risultati sovrapponibili a quelli della DEXA.

Inoltre le tecniche bioimpedenziometriche (BIA o BIVA) forniscono informazioni utilissime sullo STATO DI IDRATAZIONE e sulla distribuzione compartimentale dei fluidi in un soggetto, informazione che riveste un’importanza enorme in alcuni campi della medicina clinica e in campo nutrizionale.

La BIA è in grado di fornire dati quali:

FM: quantità di massa grassa

FFM: quantità di massa magra (dalla quale si estrapola la MASSA MUSCOLARE)

TBW: stato di idratazione complessivo del corpo

ICW: quantità di acqua intracellulare

ECW: quantità di acqua extracellulare

Questi dati sono FONDAMENTALI per la determinazione dello stato nutrizionale di un soggetto, a maggior ragione in ambito sportivo, dove non soltanto il peso, ma lo stato quali-quantitativo della massa magra e lo stato di idratazione sono fondamentali per la performance.

In particolare l’analisi effettuata con la tecnica BIVA, restituisce un grafico che fornisce indicazioni precise su questi parametri e consente di valutare con precisione le loro variazioni che sono correlate con le variazioni nello stato nutrizionale.